“Corpus comune”: Sulle rotte dei migranti con Marisa Albanese

Ripercorrere virtualmente e fisicamente le rotte dei migranti.

Questo è il senso di “Corpus comune”, il progetto artistico itinerante di Marisa Albanese che ieri, Giornata mondiale del rifugiato, è approdato al Centro interculturale Officine Gomitoli.

Dando il via al primo di una serie di incontri con cadenza bisettimanale per il mese di giugno, da riprendere poi in settembre, Marisa Albanese ha incontrato un gruppo di giovani migranti (minori e non), provenienti da Gambia, Senegal, Mali, Costa d’Avorio, Benin e Burkina Faso. Dopo un primo momento di normale spaesamento e conoscenza reciproca, i ragazzi hanno preso a parlare, disegnare e a dare spazio alla creatività. Partendo dal ricordo di qualcosa di difficile e doloroso, il momento in cui hanno dovuto lasciare la loro terra d’origine e l’esperienza del viaggio soli, attraversando terre in conflitto e alla volta dell’ignoto, ciascuno di loro ha cominciato a trasformare il dolore in forza creativa ed emozione positiva.

Diretti da Marisa Albanese nella scoperta di piccoli “trucchi del mestiere” (la creazione di nuovi colori, la preparazione di un tavolo da lavoro, l’utilizzo di tecniche) i giovani presenti hanno raccontato le loro storie…silenziosamente, istintivamente, spontaneamente e con forza…superando tra loro e tutti i presenti qualunque tipo di barriera linguistica, timidezza e sfiducia.

Avviando con questo incontro la seconda parte del percorso di “Corpus comune”, dopo la prima parte tenutasi sull’isola di Lampedusa, l’augurio che Marisa fa è però sempre lo stesso: che le energie positive e la forza creativa di questi giovani migranti crei opere pittoriche e/o scultoree e lavori espressivi che andranno a essere parte integrante del Corpus Comune e che raccontino il movimento dei corpi, lo spostamento e il flusso di energia,  obbligando così il “noi” a sentire e vedere come parte di sé  e come bellezza “l’Altro”.


WP_20160620_001

WP_20160620_003

WP_20160620_004

WP_20160620_006

WP_20160620_008

WP_20160620_011

WP_20160620_012

WP_20160620_014

WP_20160620_015

WP_20160620_016

WP_20160620_018

WP_20160620_019

WP_20160620_020

WP_20160620_022

WP_20160620_023

WP_20160620_024

WP_20160620_025

WP_20160620_026

WP_20160620_028

WP_20160620_030

WP_20160620_031

WP_20160620_032

WP_20160620_033

WP_20160620_034

WP_20160620_035

WP_20160620_036

WP_20160620_037

WP_20160620_038

WP_20160620_039

WP_20160620_040

WP_20160620_041

WP_20160620_042

WP_20160620_043

WP_20160620_044

WP_20160620_045

WP_20160620_047

WP_20160620_048

13435322_297575153913695_6583484892133268976_n

13435365_297592727245271_4562562594556461490_n

13450955_297592777245266_5018149493573119747_n

13501624_297592710578606_1488553765654282123_n

13516402_297592827245261_3428501585984072744_n

13521995_297592677245276_1648364723310281641_n

Per Tessere Idee: Officine Gomitoli presenta “Corpus Comune” di Marisa Albanese

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato del 20 giugno, nei locali del centro interculturale “Officine Gomitoli”, la Coop. Dedalus di Napoli, è lieta di ospitare Marisa Albanese, artista visiva, che presenta Corpus Comune, un articolato progetto nomade partito da Lampedusa che ripercorre virtualmente e fisicamente le rotte degli immigrati.

Corpus Comune è partito da Lampedusa, il luogo simbolo, iperluogo dell’evento migratorio. Lampedusa è il porto di approdo, il posto in cui si arriva per primi, se ci si arriva, e da cui si vuole spostare via per altremete, per avere una vita differente, un destino migliore. Lampedusa è il simbolo dello sbarco, la prima tappa dell’arrivo, e proprio da lì, è iniziato il progetto. La prima parte sull’isola si è svolta con notevoli difficoltà. Prima una breve visita all’Hotspot dove, straordinariamente, l’artista è riuscita a entrare e scattare delle foto. Successivamente, si è tenuto un laboratorio artistico ospitato dal Centro Studi Ibby, no profit organization, con un gruppo di migranti dai 16 ai 27 anni, provenienti da Gambia, Sudan, Darfur… Giorni in cui ci si è incontrati per conoscersi, parlare, disegnare, costruire forme, portare la mente in un vuoto fertile e dare spazio alla creatività.

Nel corso del laboratorio a Lampedusa si sono prodotti opere pittoriche e scultoree, lavori che sono già parte integrante del Corpus Comune.

La seconda parte del percorso si inaugura, non a caso, nella Giornata Mondiale del Rifugiato indetta dalle Nazioni Unite per ricordare la data di approvazione, nel 1951, della Convenzione sui profughi da parte dell’Assemblea generale dell’ONU.

Questa fase prevede un laboratorio con cadenza bisettimanale per il mese di giugno, da riprendere poi in settembre. Il laboratorio di scultura sarà ospitato nel salone centrale di Officine Gomitoli ospiterà un laboratorio di scultura diretto da Marisa Albanese con rifugiati e migranti di ogni età e nazionalità seguiti da varie associazioni attive sul territorio. Si racconteranno storie. Si cercherà di esplorare l’immaginario e la creatività di persone partite alla ricerca di un luogo migliore da abitare e le loro testimonianze. Lo si farà attraverso dei manufatti, con un approccio istintivo, spontaneo, condiviso, capace di superare barriere linguistiche, timidezze e sfiducia.

Il progetto Corpus Comune muove dall’attenzione che da sempre l’artista ha posto nei confronti delle questioni identitarie e delle problematiche sociali e che nei lavori degli ultimi anni si è concentrata sui fenomeni delle migrazioni. Lo sguardo si è focalizzato sui mutamenti intervenuti nello sviluppo della società occidentale nel rapporto uomo/natura e sul portato culturale che inevitabilmente tali migrazioni producono; a fianco di una prospettiva che vede nell’accelerazione dei movimenti migratori una questione da gestire sia sul piano umanitario, sia su quello politico per renderla non più solo un “problema”, ma soprattutto un’opportunità di vita per milioni di persone, vi è anche l’inevitabile constatazione che la cosiddetta “crisi umanitaria” segni, soprattutto, l’emergere di una crisi radicale di un modello di vita e di relazione con gli altri fondato sul dominio e sullo sfruttamento, modello che ha governato per secoli il pensiero – e la pratica – della società occidentale. I rifugiati sono la cartina di tornasole di una crisi forse irreversibile di un modello di società e di visione del mondo che ha confuso l’ottimismo della globalizzazione con forme antiche e nuove di sfruttamento. Il lavoro di Marisa Albanese pone questo evento epocale in relazione con temi quali il movimento dei corpi, lo spostamento e il flusso di energia e le ripercussioni socio-politiche sulla nostra società di un mondo non più eurocentrico ma obbligato a “sentire” e vedere come parte di sé l’altro che arriva.

Temi e prospettive che sono coerenti con le modalità che da sempre la Dedalus utilizza nel suo lavoro quotidiano con le persone migranti, fuori da logiche meramente assistenziali, ma centrate sulla partecipazione e l’emancipazione delle donne e degli uomini che entrano in contatto con i servizi. Così come “Officine gomitoli” vuole essere luogo, anche in questo caso in modo coerente all’esperienza artistica di Marisa Albanese, dove l’incontro tra differenze produce bellezza e cultura, diventa occasione di benessere per tutta la comunità.

Questo percorso che avrà altri step, in altri luoghi e in altri Paesi, seguendo anch’esso il proprio destino nomade, non solo vuole denunciare, ma, soprattutto, ritrovare altre forme di vita, dignità non ancora spezzate, presenze che si consegnano alla vita.

«Umuntu ngumuntu ngabantu» «Io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo» (motto dell’etica filosofica Ubuntu)

Per Tessere idee: Inaugurando Officine Gomitoli

Due giorni in cui la bellezza si è manifestata in tutte le sue forme…

Due giorni in cui il calore umano, l’arte e le emozioni positive hanno fatto da padrone…

Due giorni di condivisione, dibattito e incontro…

Il 10 e l’11 giugno Officine Gomitoli ha così ufficialmente aperto i battenti…

L’ex lanificio borbonico si è finalmente manifestato agli occhi di tutti nel primo centro interculturale che a Napoli rappresenta uno spazio di espressione, condivisione e vita vissuta per giovani…italiani, di seconda generazione e con background migratorio.

Con due giorni di spettacoli, arte, musica e testimonianze, in cui sono intervenuti tra gli altri, gli attori Cristina Donadio, Patrizio Rispo e Antonella Stefanucci; i registi Lisa Tormena e Gabriele Vacis; lo scrittore Maurizio Braucci; il filosofo Gennaro Carillo; la giornalista Benedetta Tobagi; la cantante M’Barka Ben Taleb; gli artisti Jimmie Durham e Maria Thereza Alves e la bravura e la bellezza della “Scalzabanda” di Montesanto (bambine e bambini, ragazze e ragazzi che attraverso la musica costruiscono altre narrazioni sulla nostra città) uno spazio di circa 600 metri è stato restituito alla cittadinanza e alla bellezza.

Così è partita quindi l’avventura di Officine Gomitoli…

 

Ph. Marianna Canciani

_MG_5009 _MG_5016 _MG_5021 _MG_5073 _MG_5086 _MG_5103 _MG_5108 _MG_5123 _MG_5129 _MG_5163 _MG_5170 _MG_5172 _MG_5189 _MG_5190 _MG_5241 _MG_5299 _MG_5333 _MG_5335 _MG_5346 _MG_5376 _MG_5398 _MG_5436 _MG_5451 _MG_5460 _MG_5484 _MG_5576 _MG_5619 _MG_5643 _MG_5717 _MG_5755 _MG_5804 _MG_5820 _MG_5822 _MG_5825 _MG_5855 _MG_5935

Laboratorio di linoleografia con M.Thereza Alves&Jimmie Durham

Pensare, disegnare e stampare immagini e grafiche su carta, stoffa e magliette usando le matrici ricavate per incisione dal linoleum.

In compagnia di Jimmie Durham e M.Thereza Alves, il linoleum si è trasformato da semplice materiale da pavimentazione a materiale artistico.

Due venerdì dedicati all’arte e alla creatività libera…

Due venerdì in cui ragazzi e ragazze si sono improvvisati piccoli Matisse e Picasso immortalando in mille colori fiori, onde, volti, mondi e oggetti reali e d’immaginazione…

 

Ph. Marianna Canciani

_MG_4684 _MG_4708 _MG_4715 _MG_4726 _MG_4732 _MG_4735 _MG_4736 _MG_4738 _MG_4740 _MG_4748 _MG_4755 _MG_4765 _MG_4806 _MG_4822 _MG_4823 _MG_4824 _MG_4835 _MG_4836 _MG_4844 _MG_4847 _MG_4856 _MG_4866 _MG_4874 _MG_4878 _MG_4882 _MG_4883 _MG_4885 _MG_4887

 

 

 

Giovani,Scuola&Cittadinanza:Un pomeriggio con Mohamed Tailmoun

Un pomeriggio dedicato al racconto reciproco di esperienze…

Un pomeriggio in cui sono emerse le questioni più spinose che riguardano l’essere un giovane 2g in un Paese come l’Italia…

 Perché per avere la cittadinanza si richiedono requisiti (es: un certo tipo di reddito) che non tutti hanno la possibilità di avere? E’ quanto guadagni a fare di te un cittadino italiano o straniero?

Perché non partire dai genitori anziché dai ragazzi arrivati qui da piccoli e/o nati qui, per semplificare le procedure per avere la cittadinanza?

Cosa si prova a sentirsi in tutto e per tutto italiano ma di dover girare con il permesso di soggiorno in tasca?

Si può, così, continuare a pensare di non voler andare via da un Paese che non ti accetta nonostante tu vi sia nato e/o cresciuto?

Cosa può fare la scuola in questa situazione di stallo perenne per noi ragazzi e ragazze che ci troviamo a vivere queste situazioni e quotidiani imbarazzismi?

Così i ragazzi e le ragazze che hanno partecipato all’incontro con Mohamed Tailmoun, hanno lasciato libere le loro emozioni, ponendo interrogativi e dubbi che tutti i giorni fanno parte del loro vissuto. Incuriositi dalla presenza di una vera e propria rete nazione di seconde generazioni, i ragazzi si sono interessati alle attività portate avanti da quelli che sono dei loro coetanei sparsi in tutta Italia.

E così, in un pomeriggio, hanno scoperto tante cose.

Hanno scoperto che esiste un dossier,  “Dossier Italiani 2.0 / G2 chiama Italia: Cittadinanza rispondi!”, ideato dalla Rete G2 con il contributo di esperti sul tema della cittadinanza, scuola, media e sport, che questo dossier è stato presentato alla presenza di parlamentari, giornalisti ed esponenti della società civile a cui sono state poste questioni e domande che, ad oggi, richiedono risposte da parte del governo italiano.

Hanno scoperto che chi fa parte della Rete G2 si autodefinisce come “figlio di immigrato” e non come “immigrato” perchè è bene sempre sottolineare che i ragazzi nati in Italia non hanno compiuto alcuna migrazione, e chi è nato all’estero ma cresciuto in Italia non è emigrato volontariamente, ma è stato portato in Italia da genitori o altri parenti. “G2” quindi non sta “per seconde generazioni di immigrati” ma per “seconde generazioni dell’immigrazione”, intendendo l’immigrazione come un processo che trasforma qualunque Paese, di generazione in generazione.

Hanno scoperto che tutto quello che loro fanno nel quotidiano, ossia difendere i diritti negati alle seconde generazioni senza cittadinanza italiana e promuovere l’identità come incontro di più culture, sono i due degli obiettivi principali della Rete G2.

Hanno scoperto che la Rete G2 ha partecipato, tra il 2006 e il 2007, su invito del Ministro dell’Interno e del Ministro della Solidarietà Sociale agli incontri convocati sulla riforma del Testo Unico sull’immigrazione (leggi n. 189 del 2002 e n. 286 del 1998) ed è stata ricevuta in commissione Affari costituzionali della Camera per esprimere un proprio parere sia sulla riforma della legge sulla cittadinanza (legge n. 91 del 1992) che sul Testo Unico. E ancora che, sempre nel 2007, la Rete G2 è entrata a far parte della Consulta nazionale del ministero della Solidarietà sociale “per i problemi degli stranieri immigrati e delle loro famiglie” e della Consulta dell’ “Osservatorio per l’integrazione degli alunni stranieri e l’educazione interculturale” presso il ministero della Pubblica istruzione, ed ha collaborato con il centro interculturale della Provincia di Mantova e con l’assessorato alle Politiche educative e scolastiche del Comune di Roma.

Hanno scoperto che, nello stesso anno, la Rete G2 ha ideato e realizzato un originale strumento di comunicazione: il Fotoromanzo G2, per promuovere una modifica della legge sulla cittadinanza italiana, e che nel 2008 la Rete G2 ha ideato e curato la trasmissione radiofonica “OndeG2” e ha promosso la raccolta musicale “Straniero a chi? Tracce e parole dei figli dell’immigrazione” in collaborazione con il ministero della Solidarietà sociale.

Facendo seguito alle parole e ai racconti di Mohamed Tailmoun, anche i ragazzi hanno fatto scoprire qualcosa di importante al loro ospite: l’esperienza della peer-education.

Presentando il progetto “Non perdiamoci di vista”, finanziato da Fondazione con il Sud e gestito dalla Cooperativa Dedalus, i peer tutors – studenti italiani, migranti e di seconda generazione dei licei Villari, Caccioppoli e del I.C Gabelli – presenti all’incontro, hanno raccontato come l’esperienza della peer education (educazione tra pari) possa essere un valido strumento di supporto scolastico e emotivo, per tutti quei ragazzi e quelle ragazze (figli di immigrati e non) che si trovano in difficoltà tra le mura scolastiche e non solo. Così, raccontando come, attraverso gruppi di supporto scolastico, laboratori di italiano per lo studio e un lavoro redazionale di interviste reciproche (per conoscersi meglio e farsi conoscere), i tutors mirano a potenziare nei pari le conoscenze, gli atteggiamenti, le competenze e le sicurezze,  i ragazzi e le ragazze presenti sono riusciti a loro volta ad incuriosire il  loro ospite, che li ha salutati con una frase di speranza e promessa condivisa:

“Siamo ancora al punto dell’integrazione, nel mezzo del percorso che dovrebbe portare ad una piena acquisizione della cittadinanza che porta ad una vera inclusione dei figli di cittadini immigrati, la strada è lunga e in salita ma qualcosa si è mosso, si sta muovendo e noi non ci arrendiamo”.

#OfficineGomitoli

Ph. Diego Guglielmelli

0 4 5 6 8 9 10 11 12 12a 14 15 16 19 20 21 23 24 25 26 27 28 30 7

13                       18                    29

Incontro Conoscitivo per Partecipare a ReGeneration

Il 2 maggio si terranno gli incontri conoscitivi per partecipare al Progetto ReGeneration.

Re-Generation è quasi pronto per partire, ma ha bisogno di te!!!
Il progetto #ReGeneration mira a tracciare una cartografia, dei luoghi del tempo libero della città di Napoli a partire dai differenti e creativi modi di utilizzare e vivere lo spazio urbano da parte delle nuove generazioni.
Insieme si realizzerà un racconto del territorio della IV municipalità, avvalendosi delle più svariate tecnologie della comunicazione.

Re-Generation è rivolto agli adolescenti italiani e stranieri per un massimo di 30 persone.
I laboratori avranno la durata di 8 mesi con 1 incontro a settimana della durata di 3 ore.
I workshop inizieranno a maggio 2016 fino a luglio e riprenderanno nel mese di settembre fino a dicembre 2016
Tutte le attività saranno svolte a Napoli presso i locali di Officine Gomitoli, in piazza E. De Nicola vicino Porta Capuana e nelle aree adiacenti.
Le iscrizioni devono essere inviate entro il 27 aprile 2016.
Per info e iscrizioni:
regeneration@zap.ink
https://www.facebook.com/Progetto-ReGeneration-203774126668376/?fref=ts

ACCORRETE NUMEROSI E PUNTUALI!

Il Workshop è gratuito.
———————–

VI ASPETTIAMO!

#OfficineGomitoli

Officine Gomitoli: un brainstorming di idee

Un pomeriggio all’insegna dello scambio di idee, dell’avere “il cervello in tempesta”.

Così si è concretizzata la call lanciata a giovani ragazze e ragazzi a partecipare al focus group pensato per far nascere e maturare nuovi spunti sulla personalizzazione dell’idea, degli spazi e delle attività di Officine Gomitoli. Riunitisi proprio nei locali dell’ex lanificio a Porta Capuana, dopo aver fatto domande su cosa il progetto significhi in termini di promozione dell’incontro positivo tra comunità locale e persone migranti (con particolare attenzione proprio ai giovani, italiani e con background migratorio, come attori privilegiati da cui partire per costruire insieme le condizioni per una convivenza civile) i giovani e le giovani che hanno partecipato al focus group hanno cominciato a fare domande a proporre le loro idee a 360° su tutto ciò su cui la loro attenzione è stata solleticata!

Che cosa vi fa venire in mente l’immagine del “gomitolo”?

Il gomitolo è qualcosa da sbrogliare…

Il gomitolo è il filo di Arianna, che così non perse la strada nel labirinto…

Il gomitolo è un gioco da passarsi tra le mani l’un l’altra, sbrogliandone un filo che poi ci lega tutti…

Il gomitolo è una massa aggrovigliata, da cui prendono vita cose utili e con una propria forma definita…

Che cosa vorreste trovare dietro la porta in un luogo come questo?

Un tappeto, dei cuscini a terra e odore di tè…

Dei divani, per non stare sempre seduti come dovessimo fare un esame…

Un pianoforte, degli strumenti musicali da suonare…

Gioia, accoglienza e ospitalità…

Se poteste personalizzare queste stanze a piacere, come lo fareste?

Un angolo fotografico, foto da tutto il mondo…

Dei graffiti alle pareti per non lasciarle troppo bianche…

Ognuno porta un quadro a cui è legato e lo appendiamo al muro, così ognuno lascia una traccia…

Proponendo liberamente immagini e idee di ogni tipo (anche strampalate, paradossali o con poco senso apparente) il risultato del brainstorming ha originato una lista di idee, che si trasformeranno nella stesura di un programma di lavoro per trasformarle in atto!

#OfficineGomitoli

IMG-20160317-WA0003 IMG-20160317-WA0004 WP_20160316_002  WP_20160316_006WP_20160316_007 WP_20160316_008WP_20160316_009 WP_20160316_010 WP_20160316_011

Officine Gomitoli: Centro Interculturale per l’incontro e la convivenza tra differenze

La Cooperativa Sociale Dedalus (www.coopdedalus.it) da più di 30 anni lavora a Napoli sui temi dell’immigrazione e per il positivo incontro tra comunità locale e persone migranti. Da sempre una grande attenzione è stata data all’area dell’infanzia e dell’adolescenza, come a quella dei giovani, con interventi nelle scuole ed anche attività tese a migliorare le condizioni di vita quotidiana. La cooperativa, infatti, individua, proprio nei giovani (italiani e con background migratorio) gli attori privilegiati da cui partire per costruire insieme le condizioni per una convivenza civile, democratica e positiva tra differenti culture, provenienze ed etnie.
Ed è in tale ambito che la Cooperativa Dedalus, grazie ad alcune fondazioni che hanno creduto da subito nel progetto (Fondazione Charlemagne, Open Society Foundacion, Fondazione con il Sud), ha deciso di affittare uno spazio di 600 mq all’interno dell’Ex Lanificio Borbonico Sava di Porta Capuana a Napoli (edificio collocato al centro di differenti progetti di rigenerazione urbana) per aprire un Centro Interculturale rivolto nello specifico ai giovani italiani e migranti, ma che nell’insieme guarda a tutta la comunità locale.
L’abbiamo chiamato “Officine Gomitoli “ un po’ perché il nome è coerente con quello dello stabile in cui si colloca, ma soprattutto perché ci piace l’idea dell’intreccio del “gomitolo” apparentemente indistricabile ma che invece, se usato con abilità e pazienza, sapendo guardare dentro non fermandosi alla superficie, permette la realizzazione di abiti e oggetti che nel nostro caso sono fili che lavorati e accompagnati producono “maglie” ricreative, culturali, artistiche, educative e formative.

In “Officine Gomitoli”, infatti, saranno presenti spazi dedicati al teatro, all’alta formazione professionale, all’artigianato artistico, alla riflessione e alla proposta culturale (spazio per proiezioni film, spettacoli teatrali o performance musicali), alla comunicazione con il quartiere e con la città (radio web e spazio multimediale), all’apertura di un confronto pubblico e positivo sui temi dell’immigrazione, della convivenza, delle politiche locali.
Insomma un luogo dove per una volta l’incontro tra italiani e migranti si proponga alla città non come problema, ma come opportunità di sviluppo e benessere collettivo, a partire dal protagonismo delle ragazze e dei ragazzi che lo frequenteranno che più che “destinatari” saranno attori primi della vita e delle attività del Centro stesso e in tali attività potranno trovare anche occasioni di lavoro e di emancipazione.