#SilenceHate. Giovani digitali contro il razzismo

Il 7 e l’8 giugno Officine Gomitoli ha ospitato #SilenceHate Giovani digitali contro il razzismo un incontro/formazione organizzato da COSPE sull’hate speech on line e i modi di contrastarlo.

Mirando a combattere la diffusione su Internet dei discorsi d’odio (hatespeech) nei confronti dei migranti e delle minoranze, attraverso l’educazione ai media dei giovani #SilenceHate ha propone un breve corso di formazione con l’obiettivo di fornire ai/alle docenti e ad educatori ed educatrici strumenti di analisi e strumenti operativi per riconoscere, prevenire e combattere l’odio, online e offline, attraverso l’educazione ai media, l’approccio interculturale e il coinvolgimento attivo dei ragazzi e delle ragazze.

La formazione, ha alternato interventi teorici ad attività di scambio e giochi di ruolo, il tutto basato sul modulo didattico creato da Cospe e Cooperativa Zaffiria ‘Media education e hatespeech. Quaderno di lavoro. Capire e gestire l’hatespeech per prevenirlo e contrastarlo’

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Babou Bojang&Dream Team per un nuovo beat rap @Officine Gomitoli

Condurre giovani talentuosi a scrivere le parole in musica, partendo da esercizi di allenamento, di ritmo e di voce per creare insieme il testo per una canzone rap. Ad un anno di distanza da Culture Migranti è stato nuovamente questo il motivo che ha portato Babou Bojang a tornare a Napoli.

Let’s rap è stato il nome del workshop di composizione musicale che, con il contribuito del Goethe Institut e della Fondazione Alta Mane, per ben tre giorni ha tenuto incollati ai microfoni e alle cuffie ragazzi e ragazze impegnati a scrivere e cantare!

Oltre ad aver ri-unito il mitico Dream Team, il gruppo di giovani che già aveva conosciuto Babou l’anno scorso e che aveva avuto modo di lavorare con lui per poi debuttare alla festa di Culture Migranti, il laboratorio ha attirato anche altri ragazzi e ragazze appassionati di canto e musica.

Rincontrarsi ad un anno di distanza per i ragazzi del Dream Team e per lo stesso Babou è stato emozionante! Ma anche conoscere i nuovi partecipanti è stata una scoperta!

Oltre a voci straordinarie, infatti, abbracci, baci e tanti sorrisi hanno caratterizzato i nostri momenti insieme.

Nel corso dei tre giorni di workshop, partendo con piccoli esercizi di team building e creazione di un ritmo, si è poi subito arrivati a come si scrive un brano musicale? Come si passa dalla scelta collettiva del beat alla scrittura del testo e alla registrazione in studio?

Partendo dalla scelta del beat su cui andare a scrivere i loro pezzi, i ragazzi e le ragazze si sono dedicati in primis a sviluppare la percezione del ritmo. Dopo aver ascoltato differenti stili musicali, legati con energia positiva con un particolare cantato e un bel groove, i ragazzi hanno concordato sulla scelta della base su cui rappare: un pezzo caratterizzato da ritmi veloci e cadenzati ma con linee melodiche addolcite…su cui tutti possono cantare! Tutti tranne Serxho e Daniel! I nostri due giovani talentuosi rapper albanesi che, avendo preferito una base più “strong”, hanno deciso di scrivere e registrare da veri “gangsters”…come li ha simpaticamente definiti Babou!

Dopo aver deciso i beats, i ragazzi, da soli o in coppia, si sono impegnati a sviluppare l’orecchio per il ritmo prescelto. Così, mentre lavoravano al loro vocabolario, provavano a leggere il brano che stavano componendo ad alta voce, facendo caso alla cadenza naturale e provando ad allenarsi al senso del ritmo e del tempo. Questo esercizio li ha aiutati a rendere il modo in cui cantavano più scorrevole e piacevole da ascoltare.

Concentrati sulla scrittura dei loro testi, ragazzi e le ragazze si sono impegnati ad andare al di là del fare delle rime: la sostanza, il contenuto del loro testo! Amore, amicizia, speranza, voglia di libertà e di cambiare vita, coraggio…questi i temi a cui hanno dedicato le loro idee uscite dal cuore.

Scrivendo così tutto quello che gli veniva in testa, senza censurarsi (nei limiti posti da Babou nel suo dire loro “No bad words”) e senza preoccuparsi della forma, i/le partecipanti hanno cominciato ad esternare le proprie emozioni scrivendo in rima e creando, in alcuni casi, dei veri e propri tormentoni tra di loro.

Dopo aver superato la fase di scrittura, parte integrante del laboratorio è stata eseguire e registrare il brano, creato in formazioni d‘insieme attraverso l’utilizzo del canto, imparando il rispetto e l’importanza del proprio ruolo assegnato all’interno del contesto di gruppo. Una volta completati infatti le bozze finali del testo, i ragazzi e le ragazze hanno memorizzato ogni parola e sono passati, uno ad uno, alla registrazione.

Provando e riprovando con cuffie e microfono, tutti hanno utilizzato la tecnica del “rappa e migliora”…

Facendo pratica, rappando sul proprio pezzo e sul ritmo, ognuno ha ragionato sulle difficoltà del brano scritto e, con l’aiuto dei compagni e di Babou, ha ottimizzato la propria strofa.

Una, due, tre, quattro registrazioni e così il brano ha cominciato a prendere vita…

Lavorando sul flow, sul timbro vocale, sul pathos di ogni rima e di ogni singola barra, la canzone ha iniziato a comporsi di diverse lingue (italiano, inglese, francese, woloof), versi pungenti, rime originali e ritornelli ripetitivi e che rimangono in testa.

Alla fine dell’assemblaggio di tutte le strofe della canzone, tornare ad ascoltarsi è stato il momento in cui la musica, come mediatore di emozioni, come strumento per la collaborazione e la cooperazione con gli altri, ha fatto esplodere la gioia e la soddisfazione per il lavoro creato!

In attesa che Babou mixi a regola d’arte, elabori e produca il brano per poi inviarlo tutti noi, il gruppo del Dream Team si è ampliato diventando Big Dream Team!

Alla fine di queste tre giornate passate insieme i ragazzi hanno potuto potenziare le conoscenze tecniche di base e acquisirne di nuove, metterle in pratica e imparare a cogliere e a sviluppare spunti, esercitando l’osservazione e la loro infinita sensibilità.

Interagendo gli uni con le altre in un’ottica di collaborazione e non di competitività, i ragazzi e le ragazze hanno condiviso emozioni e appreso, ancora una volta come un anno fa, che tutti possono fare musica!

 

“I’m gonna miss u”, è stata la frase con cui salutarsi, alla fine, è stata dura per tutti ma il nostro Dream Team sa bene che in alcuni momenti della vita tutti si trovano a dover sperimentare un po’ di tristezza e allora si sorridere e si ascoltare un po’ della (nostra) musica per accompagnarci al prossimo incontro…a Monaco di Baviera o a Napoli forse, chi lo sa?

Intanto…let’s rap! 🙂

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Due giorni con Lina Pallotta @Officine Gomitoli

Il workshop, nonostante sia durato soli due giorni, ha dato ai ragazzi una visione completa di quella che può essere l’interpretazione di una parola o, per dirla meglio, di una condizione di vita: disagio.

Insieme a Lina Pallotta infatti, che sviluppa progetti a lungo termine con un approccio personale, sulla quotidianità in situazioni di marginalitá, le problematiche delle donne e l’identità di genere, tutti i ragazzi hanno presentato idee molto originali riguardo i loro progetti fotografici. Si è passati dalla terra dei fuochi, all’incuria e all’abbandono dell’entroterra campano, al disagio interiore, decontestualizzato (per quanto possibile) di chi vive l’angoscia di sentirsi in catene; dalle fobie assurde, e spesso irrazionali, di chi ha vissuto un trauma durante l’infanzia fino ad arrivare ai problemi, più tangibili, di chi conduce una vita da pendolare e, in quanto tale, sviluppa una dipendenza dai mezzi di trasporto, spesso non efficienti, che gli precludono la possibilità di vivere una vita tranquilla e senza costrizioni derivanti da orari spesso estenuanti.

Alla presentazione dei lavori dei ragazzi si sono alternati quelli di altri fotografi, famosi e non, che Lina ha fatto conoscere per chiarire loro le idee sulle differenze fra reportage, lavoro documentaristico, racconto visivo.

Questo ha permesso ai ragazzi di capire l’importanza della ricerca in un lavoro, soprattutto se documentaristico o d’informazione.

Senza dubbio è stata un’esperienza formativa per portare avanti dei progetti o anche solo per dedicarsi a foto singole.

È stato un vero piacere trascorrere queste ore in compagnia di una fotografa con alle spalle un’esperienza così lunga, costellata di lavori interessanti e impegnativi, e per questo ringraziamo Lina Pallotta che, nonostante le lacune tecniche che i ragazzi hanno ancora mostrato, li ha trattati come veri professionisti.

Alla prossima!

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Presentazione libro “In cattedra con la valigia: gli insegnanti tra stabilizzazione e mobilità” @Officine Gomitoli

Incontro e confronto sul libro “In cattedra con la valigia: gli insegnanti tra stabilizzazione e mobilità” a cura di Michele Colucci, Stefano Gallo -Donzelli Editore.

Le migrazioni e il pendolarismo del personale docente nelle scuole italiane rappresentano un fenomeno sociale importante e radicato nel tempo, che per la prima volta viene affrontato a livello scientifico nella ricerca “In cattedra con la valigia. Gli insegnanti tra stabilizzazione e mobilità. Rapporto 2017 sulle migrazioni interne in Italia”.

Il volume, curato da Michele Colucci e Stefano Gallo dell’Istituto di studi sulle società del Mediterraneo del Consiglio nazionale delle ricerche (Issm-Cnr) ed edito da Donzelli, affronta la questione in modo esaustivo e con un rigoroso approccio scientifico, grazie al coinvolgimento di un nutrito gruppo di studiosi appartenenti alle discipline più diverse: storici, demografi, sociologi, pedagogisti, storici dell’educazione.

Scarica il programma.

Vi aspettiamo martedì 17 aprile alle h.17:00 a Officine Gomitoli, Piazza Enrico De Nicola, 46 scala A, I piano

 

Prepariamo il Carnevale @Officine Gomitoli

Ogni Paese ha i suoi abitanti, ogni abitante ha la sua testa, e ogni testa almeno un cappello.

Questo è lo spirito con cui i ragazzi di Officine Gomitoli ha deciso di partecipare alla sfilata di questo Carnevale: un giro del mondo (e un viaggio del tempo) seguendo come filo conduttore i cappelli di gommapiuma!

Copricapi, berretti, turbanti, cose da mettere in testa: diversi per ogni cultura e per ogni periodo, che indicano anche la appartenenza sociale, il ruolo, il lavoro, la funzione di ciascuno di noi…

I ragazzi si sono divertiti realizzando i cappelli di varie nazionalità mettendoci impegno e dando espressione ai propri gusti. In ogni cappello si può ritrovare ognuno di loro, i loro sentimenti e il loro modo di vedere le cose.

Ogni cappello ha una nazionalità diversa ma rappresenta un tratto comune: “diritto alla cittadinanza”, la voglia, il desiderio di avere la cittadinanza.

Per la preparazione dei cappelli, i ragazzi hanno usato la gomma-piuma, bostik e bomboletta vernice spray, per l’assemblaggio tanta, tanta passione.

Oltre ai cappelli, anche mani di gommapiuma…perchè?

Lo scoprirete solo alla prossima puntata…

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Il mondo con gli occhi di…Mimmo Jodice @Officine Gomitoli

Come ci aspettavamo, è stato emozionante ritrovarsi di nuovo tutti in quell’aula, pronti a ripartire con il corso, e con un programma totalmente nuovo; guarderemo il mondo con gli occhi di alcuni fotografi che hanno cambiato il nostro modo di percepire la realtà. Il primo di questa lunga serie non poteva che essere Mimmo Jodice: un visionario a tutti gli effetti, un innovatore – quasi – inarrivabile le cui parole, ascoltate in quella video-intervista – che facevano da sottofondo alla sequenza semi-onirica delle sue foto – ci hanno letteralmente proiettato verso un mondo che pullula d’introspettività. Tuttavia, non ci è voluto molto tempo prima che la malinconia bussasse alla nostra porta: Massimiliano, uno dei componenti della classe, è in procinto di partire; calorosamente ci siamo salutati, non senza augurargli buona fortuna per il suo futuro. Ci mancherà tanto la sua perenne positività, ma speriamo vivamente che questo cambiamento dia i suoi frutti e gli riservi tutto ciò che merita. Perché lo merita.

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In uscita per applicare quanto visto…

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Laboratorio di teatro-danza “Appunti di viaggio” @Officine Gomitoli

Il laboratorio, oltre a fornire un bagaglio di conoscenza tecnica, intende sviluppare una discussione, un confronto.

Il tema centrale condiviso con i partecipanti sarà quello del “viaggio” individuale e collettivo, reale o metaforico. Vari esercizi di consapevolezza corporea e spaziale saranno fondamentali per creare una “base” comune su cui agire e poter poi innescare una serie di percorsi didattici che porteranno all’individuazione di materiale fisico e drammaturgico che emergerà dalle sessioni di improvvisazione.

La metafora del viaggio trova particolare spazio nella letteratura di tutti i tempi, nell’arte e ultimamente anche nei testi delle canzoni. L’intero percorso di formazione avrà, come esito, un forma spettacolare in cui le varie esperienze avute si possano trasformare in racconto corale.

Da mercoledì 10 gennaio. Tutti i mercoledì ore 15.00 – 18.00 @Officine Gomitoli.

Laboratorio artistico interculturale “Il giro del mondo in mille città” @Officine Gomitoli

Nel corso del laboratorio artistico interculturale “Il giro del mondo in mille città”, ragazze e ragazzi di diverse nazionalità, MSNA e 2G, saranno guidati in un vero e proprio viaggio: realizzeranno, con la tecnica dell’acquerello,
delle illustrazioni rappresentative di diverse città del mondo e le arricchiranno con l’ “hand lettering”.

Le città verranno presentate attraverso immagini, testi scritti, documentari, video e musica e gli stessi partecipanti saranno invitati a presentare la propria città d’origine.

Da mercoledì 10 gennaio, tutti i mercoledì ore 15.00 – 18.00 @Officine Gomitoli

Buoni propositi per il 2018 @Officine Gomitoli

“Mi sono trovata veramente bene e ho potuto non solo conoscere nuove persone ma partecipare a laboratori innovativi che non troverei normalmente. Questa felicità l’ho trovata non solo nel laboratorio a cui ho partecipato ma anche in tutti gli altri”

Con la volontà di approfondire il rapporto tra i ragazzi e le ragazze e lo “spazio” Officine Gomitoli, nonché per dare avvio ad un percorso di (auto)valutazione, è stato proposto un incontro…

Tre parole che ti vengono in mente pensando ad Officine Gomitoli…

Tre cose che ti sono piaciute e tre cose che non ti sono piaciute del laboratorio che hai frequentato.

Che attività ci proporresti/ ti piacerebbe fare nei prossimi mesi?

Partendo da queste tre semplici domande, si è dato inizio ad una discussione partecipata su cosa ha rappresentato per loro l’intero anno passato insieme e su quali sono le loro aspettative (e proposte) per quello appena iniziato. La prima cosa emersa dai ragazzi e dalle ragazze presenti è stato riconoscere che non tutti i luoghi sono per loro uguali e che alcuni sono dotati di una capacità di attrazione decisamente superiore rispetto ad altri. Nella discussione con loro è infatti emerso che, sul territorio, esistono luoghi che possiedono la forza di calamite in grado di attirare quasi la popolazione giovanile così come all’opposto, ve ne sono altri che alimentano in loro una repulsione, ambienti che non riescono a intercettare la loro sensibilità e che per questo vengono sistematicamente evitati. Partendo da questa premessa, fatta da loro, è poi emerso che l’attrattività o la non attrattività di certi luoghi non dipende dalle loro caratteristiche fisiche, sociali e simboliche ma piuttosto dall’atmosfera creata dal mix di questi elementi. Così, posizione condivisa è stata quella per cui i luoghi non sono semplici contenitori o spettatori nella vita di un giovane, ma vengono da essi percepiti e vissuti come dei veri e propri laboratori di costruzione del senso e dell’identità.

Partendo da domande da cui è poi scaturito uno scambio di opinioni assembleare, è emerso che Officine Gomitoli rappresenta per i ragazzi e le ragazze uno spazio di ritrovo per le attività del tempo libero, in cui si sono trovate e si coltivano parte delle amicizie del periodo adolescenziale-giovanile. Officine Gomitoli è stato quindi identificato come un punto di riferimento per il ritrovo ma anche per la costruzione della propria visione delle cose della vita e di emersione di alcuni inattesi tratti relazionali e orientamenti simbolici che, proprio in questi spazi, trovano espressione sulla base dell’esigenza di vivere delle relazioni in maniera tangibile e in ambienti informali, aperti e in contatto col fluire della vita. L’immagine comune che ai/alle giovani è venuta in mente pensando ad Officine Gomitoli è stata quindi quella di un ambiente nel quale si ritrovano tracce di relazione tra persone conosciute ed estranei, un luogo nel quale si trascorrono attimi di vita comune, in cui si riscopre anche la convivialità del consumare cibo e bevande insieme ad altri mentre si scambiano e si formano opinioni.

Considerato un luogo nel quale si ri-attivano comunicazioni e relazioni che spesso non trovano altri spazi per manifestarsi, soprattutto nel rapporto tra giovani adolescenti italiani e con background migratorio, quello che è stato curioso scoprire è che i/le giovani sentono poi l’esigenza di comunicare questa esperienza socializzante, immortalandola con fotografie condivise sui social network. Sugli account Istangram così come su quelli Facebook dei ragazzi e delle ragazze che quotidianamente frequentano le attività laboratoriali infatti, di recente Officine Gomitoli è diventato uno dei luoghi privilegiati per i selfie, ovvero per quei autoritratti fotografici volti alla esplicita esibizione di sé stessi, delle proprie attività e dei propri amici. Curioso è stato notare come le stesse parole ricorrenti negli hashtag dei ragazzi e delle ragazze, siano state poi le stesse emerse in risposta alle nostre domande per dare il via alla discussione. Ci siamo ritrovati così davanti a tag come: #luogodelcuore #ilmioluogofelice #felicità #stareinsieme #amici #libertà #famiglia e così via.

La centralità di Officine Gomitoli è stata spiegati dai ragazzi e dalle ragazze col fatto che nella ricerca di spazi in cui vivere le relazioni amicali, l’idea del divertimento e del dare libera espressione di sé, essi prediligono luoghi aperti e meno formalizzanti

Rendersi conto della grande domanda di socialità rivolta a Officine Gomitoli, e della caratteristica specifica che i ragazzi e le ragazze gli attribuiscono, quella cioè di essere uno spazio vivo, che ascolta e dialoga e che li fa sentire parte di “qualche cosa”, è stata l’occasione per riflettere sulla concreta possibilità di agganciare i giovani e di avvicinarli stabilmente ai contesti espressivi ed educativi, dove è possibile incontrarsi, frequentarsi, fare amicizia, far sbocciare l’amore o scambiarsi opinioni, consigli o dove serenamente confrontarsi con altri senza riserve, disagi o paure.

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