I ritratti fotografici interculturali di Porta Capuana @Officine Gomitoli

Inizia così un nuovo percorso di fotografia!

Maestro in questa nuova avventura fotografia: Mario Spada.

Dopo un breve giro di presentazioni, Mario ha subito dato spazio alle idee dei ragazzi, chiedendogli subito cosa fosse, per loro, un ritratto; un volto, degli occhi, una storia, sentimenti…? Certo è che ogni artista vede il ritratto con i propri occhi, quindi sarebbe difficile dare una risposta universalmente riconosciuta come veritiera. Dopo questa breve discussione, il docente ha mostrato delle foto ai ragazzi – dei ritratti di alcuni dei grandi maestri della fotografia – dandogli così la possibilità di osservare come il ritratto abbia subito più di un’evoluzione nel corso degli anni.

Fra un’opinione e l’altra, fra nomi e fotografie storiche, i/le partecipanti hanno ridefinito quello che sarà lo scopo del workshop: mostrare, attraverso i suoi abitanti, l’importanza dell’Ex Lanificio e di chi lo vive, non solo come luogo di quotidianità per i condomini, ma come luogo di crescita per il quartiere stesso. Per fare ciò, i ragazzi e le ragazze hanno dovuto prendere degli “appunti fotografici”, iniziando con l’individuare i soggetti, le location e il significato delle foto da scattare.

Macchine alla mano, hanno così  affrontato un discorso tecnico, la base della fotografia: la luce.
Per comprenderla meglio, i/le partecipanti si sono serviti di un pannello e di uno specchio, oggetti che gli hanno permesso di regolare ed ottimizzare la luce in situazioni poco favorevoli; fra una risata e l’altra, i ragazzi pian piano hanno acquisito quelle nozioni che mancavano e che poi hanno sfruttato nell’esercizio successivo, in cui, a gruppi di tre – un fotografo, un assistente e un soggetto – hanno trascorso un’oretta fotografandosi a  vicenda nei modi più disparati, per poi esporre i risultati a Mario.

Risultato? Un compito, quello di emulare, od omaggiare, il ritratto di un artista di loro gradimento facendo una foto che richiami l’opera scelta.

Gli incontri sono balzati sul piano teorico, ma visto l’interesse dei ragazzi, è a piccoli accenni di volta in volta che ci si è fermati, per arricchire un bagaglio culturale portato in giro poche volte e per brevi istanti. Percorrendo i passi dei maestri, hanno osservato, con occhio ammirato, lavori e foto che hanno cambiato e rinnovato gli standard e gli schemi della fotografia tradizionale, gettandola a capofitto nel progresso. Primo fra tutti, Irving Penn, che con il suo ‘Worlds in a Small Room’ riuscì a riprendere tratti di ogni cultura, dislocandole e ponendole sullo stesso piano universale, incontaminato e crudelmente vero.

Mettendo un segnalibro sulle sue foto, i ragazzi hanno percorso un lungo arco di tempo attraverso coloro che vi si sono ispirati per nuovi  ed interessanti lavori  (spicca, fra tutti, ‘Boarding House’ di Roger Ballen, ad esempio), dimostrando così come l’ispirazione non sia assolutamente causa di plagio.  Poi è stata la volta del tema della cura della composizione, prendendo in esempio il fotografo Gregory Crewdson e le sue foto maniacalmente curate come fossero set cinematografici milionari.

Altro  interessante oggetto di riflessione, seppur passeggero, è stata la sensualità – scandalosa, a detta di molti – di alcune delle foto di  Sally Mann, la quale usa come soggetti e ‘muse’, oserei dire, i suoi giovanissimi figli. Ottimo spunto di riflessione per collegarsi al pudore e al tema tanto discusso della condotta morale che da sempre attanaglia il mondo dell’arte, e non solo.

Tanti altri fotografi sono stati oggetti degli incontri di laboratorio, di volta in volta per discutere di aspetti e tematiche differenti: Robert Capa; e con il tema più vecchio del mondo: la guerra; Don McCullin, mostrando le differenze fra la mitizzazione e il racconto epico della guerra di Capa (‘Il Miliziano’) e il traumatico e spaventoso trascorso di McCullin (‘Soldato Americano’).

Giunti quasi alla fine del percorso fotografico, ai/alle partecipanti non è poi rimasto che mettere da parte per un po’ la teoria e concentrarci su quello che è il loro progetto; imbracciati specchi e pannelli, con le macchine legate al collo si sono avventurati per le strade di Porta Capuana, immergendosi completamente nel folklore napoletano, alla ricerca dei protagonisti di questa realtà. Il compito è stato quello di portare a casa almeno dieci ritratti.

Così, divisi in due gruppi, hanno fatto visita ai vari commercianti della zona. Con molta allegria, quasi tutti si sono resi disponibili a farsi immortalare in qualche scatto, non senza però aver prima raccontato ai ragazzi e alle ragazze aneddoti e storielle della loro vita. Ed è proprio così che il loro viaggio ha acquistato valore, e le loro foto un senso, legate dal filo logico delle varie culture presenti nel quartiere multietnico di Porta Capuana.

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