Salute mentale e migrazioni @Officine Gomitoli

Al via la IV edizione del Premio Cinematografico Fausto Rossano per il pieno diritto alla salute promosso dall’associazione Premio Fausto Rossano e da Gesco per sensibilizzare sui temi della salute e della sofferenza psichica. La prima mattinata del 27 febbraio è stata dedicata all’incontro “Salute mentale e migrazioni”, che si è tenuto qui presso Officine Gomitoli.

Come ha ricordato il coordinatore del Premio, il sociologo visuale Marco Rossano,l’iniziativa è stata realizzata in ricordo dello psichiatra Fausto Rossano, ultimo direttore dell’ospedale psichiatrico Leonardo Bianchi, scomparso nel 2012 e padre di Marco.

Ad apertura della mattinata il regista Jesus Armesto ha presentato alcuni spezzoni del suo documentario “I Borghese di Calais. L’ultima frontiera” promosso dal Premio Fausto Rossano che sarà pronto questa primavera. Il video affronta il tema delle frontiere e l’ipocrisia occidentale causa di un dramma umanitario.

“Qual è l’ultima frontiera?” chiede provocatoriamente il regista alla platea. Dei disagi psicologici dei migranti ha parlato Manuela Guarneri psichiatra dello Sportello Migranti della Asl Napoli 1 che ha messo in rilievo le problematiche inerenti l’approccio terapeutico con persone con dialetti spesso sconosciuti al medico e agli operatori. “Poiché c’è di mezzo il mediatore- ha spiegato la psichiatra – talvolta non sono sicura di comprendere fino in fondo i sintomi. Talvolta gli effetti collaterali di alcuni farmaci sono percepiti in modo più forte da persone provenienti dagli altri paesi. Infine gli operatori stessi si fanno prendere dall’ansia perché sono incapaci di affrontare i disagi psichiatrici in contesti di gruppo quali i centri di accoglienza”.

Avvincente l’intervento sull’etnopsichiatria dello psichiatra e antropologo Roberto Beneduce, dell’Università di Torino e presidente del Centro Frantz Fanon che fornisce un servizio di assistenza psicologica, psicoterapia e counselling rivolto all’utenza immigrata e un’attività di consulenza e supervisione agli operatori che lavorano con loro. “Siamo impegnati a costruire dei luoghi di paura – chiarisce lo psichiatra – invece di disinnescare la minaccia. Calais è una giungla dove sono aboliti i diritti fondamentali. Si stanno moltiplicando questi luoghi di arbitrio che stanno producendo una nuova disumanità. L’atto di cura non può prescindere dallo svelamento dell’ipocrisia occidentale. Un operatore che non sappia che la Francia ricava un terzo dell’energia elettrica del paese dal Niger non riscuote la fiducia del paziente di quel paese. La responsabilità occidentale è un nodo critico che non si può tralasciare. Per questo il lavoro terapeutico va affrontato con l’umiltà di chi sa che ha tanto da apprendere soprattutto rispetto a culture diverse, ad esempio sui miti, e allo stesso tempo con la medesima attenzione e cura della complessità che si ha nel lavoro terapeutico con gli italiani”.

28168585_1557654757663490_7713668877975733859_n 28168770_1557654914330141_462876961866339078_n 28276960_1557655550996744_2920965318654579687_n 28277019_1557654864330146_7692757882609466544_n 28279257_1557655404330092_4436101625587614176_n 28378405_1557653144330318_1897625409628978945_n 28379292_1557655277663438_5812405070036212288_n 28379394_1557653410996958_6433125178787164045_n 28379764_1557653364330296_443434823017199777_n 28467994_1557654480996851_3791389863770489320_n 28468215_1557654124330220_5928238148931214977_n

Regioni

Argomenti