Incontro a teatro con giovani attori con disabilità mentale

La voglia di “Esserci” nel raccontare e nel raccontarsi.
Venerdì 15 giugno, i ragazzi con disabilità frequentanti l’Associazione A.F.D. ( Associazione Famiglie Disabili ) di Castrovillari e i volontari … in partenza per Cosenza, per assistere alla rappresentazione teatrale proposta dall’Associazione “Itinerari Sperimentali”. Viaggio piacevolissimo, in un pullman zeppo di entusiasmo e allegria, per raggiungere la sala del polifunzionale del DAM, presso l’Università della Calabria. L’incontro con la Responsabile dell’organizzazione, Anna Maria Di Rosa, ha dato le note della buona accoglienza e della gentilezza: si trattava, lo si capiva, di aver trovato persone disponibili a creare agio e volontà di sentirsi vicini negli intenti!
Lo spettacolo e’ iniziato con il saluto della Dott.ssa Coscarella, Direttrice del CSV di Cosenza, e successivamente con la presentazione dell’opera teatrale da parte della Dott.ssa Di Rosa. Obiettivo dell’iniziativa: l’integrazione nella società delle persone con disabilità mentale.
“Teatro del disagio”: questo il genere di rappresentazione, il cui punto di partenza nasce dalla volontà di raccontare storie profonde, proprie di chi si sente in disparte in una società, eretta su pregiudizi e su marcature discriminanti. Disagio, quindi, non solo per esiti di patologie psichiatriche, ma soprattutto per il percepirsi isolati. E, se il parlare diretto con una persona può essere talora difficile, il rivolgersi invece ad una platea che dimostra la volontà di ascoltare, dà la certezza di essere capiti, e quindi la possibilità di una relazione di pensieri tra chi recita e chi ascolta. Per tutto ciò , il teatro diventa come la pratica di una speciale terapia, momento per resuscitare dal malessere esistenziale.
La serata, a sorpresa, si è piacevolmente vestita di una visione insolita, inconsueta. Lo spettacolo, difatti, non era mera interpretazione di ruoli , ma movimento scenico che prendeva il via dal connubio tra varie forme “espressive” che parlavano insieme, come in un dialogo tra sensi e sentimenti, tra emozioni e relazioni: l’arte della recitazione, l’arte pittorica, l’arte musicale, l’arte del dire di sé , mescolate armoniosamente per costruire una piattaforma su cui si potesse scrivere di “ognuno”, come persona diversa e unica.
Teatro alla “Pasolini maniera”: non più un teatro dove grandi artisti si esibiscono davanti ad un pubblico ricco e facoltoso, ma un teatro dove l’attore diventa “veicolo vivente del testo stesso”. Nel “Manifesto per un nuovo teatro”, anno1968, Pasolini afferma: …. L’archetipo semiologico del teatro è dunque lo spettacolo che si svolge ogni giorno davanti ai nostri occhi e alla portata delle nostre orecchie, per strada, per casa, nei ritrovi pubblici, ecc. In tal senso la realtà sociale è una rappresentazione che non è priva del tutto della coscienza di esserlo, e ha dunque i suoi codici (regole di buona educazione, di comportamento, tecniche corporali, ecc.): in una parola essa non è priva del tutto della coscienza e della propria ritualità.
Il periodo storico narrato è il ‘900, tracciato negli aspetti legati a grandi problematiche sociali e politiche, che chiedono attenzione ai diritti, al singolo, catapultato in una società smarrita dagli esiti di guerre di potere e di discriminazioni.
E i versi di Alda Merini hanno costituito la voce di chi ha continuato a invocare giustizia e considerazione, dopo le dure esperienze vissute in Ospedali psichiatrici, o per meglio dire in manicomi, prima dell’approvazione della legge Basaglia.
Protagonisti, pochi attori che, con pennellate sui pregi e i difetti di un’epoca, hanno saputo poi riportarci al nostro presente e a ricongiungerci con la quotidianità. La gestualità coinvolgente si è posta in linea diretta con la vita interiore di tutti gli spettatori. E i nostri ragazzi dell’AFD, con disabilità intellettiva ad alto grado, pur senza i prerequisiti culturali che permettessero l’orientamento nel tempo e la valutazione critica, sono stati captati dal senso di una comunicazione autentica, dettata dalla ingenuità nel modo di porsi, che certificava senso di appartenenza a tutto il gruppo presente e condivisione di emozioni. Soltanto così riusciamo a spiegarci l’attenzione continuativa e l’interesse nell’ascolto di A., un nostro ragazzo di 12 anni, diagnosticato con iperattività e disturbi del comportamento, accompagnati da gravi difficoltà di linguaggio.
Noi associazione AFD, partner del progetto “NaturalMente Insieme”, nei giorni precedenti la visione dello spettacolo, abbiamo fatto un’azione propedeutica di stimolo, presso i nostri ragazzi per generare aspettative, curiosità e sorpresa rispetto ad un genere differente di fare teatro, motivandoli a cogliere l’imprevisto e generando aspettative, proprio come se intraprendessero un nuovo diverso viaggio di scoperte.
Evidentemente ha affascinato la maniera di saper essere se stessi, da parte degli attori, esempi reali purtroppo delle leggi dello “scarto”, relegati da una subcultura che erige barriere, vergognosamente coperte dallo stigma.
Riconoscersi reciprocamente, difatti, è un processo lungo che chiama in causa tanti fattori: la lingua usata, la capacità empatica, l’idea che ad ascoltare è comunque l’altro, persona diversa da me, con una visuale ed un campo prospettico ben differente dal mio.
Cristicchi canta “ Ti regalerò una rosa, “… E noi, con l’Associazione “Itinerari Sperimentali” della Dott.ssa Di Rosa e con le altre Associazioni coinvolte nel progetto, continueremo a pensare che è possibile attraversare le frontiere del dialogo, per scoprire le ricchezze del confronto con l’alterità. E l’inatteso, che è l’imprevisto e lo stupore di una conversazione o di un ascolto dell’altro, è il più grande dono che ci possa essere fatto. Rappresenta infatti la “cura”, che vuol dire il lasciar passare il “calore culturale”, metafora usata da E. Morin, per indicare come dall’interno di un dibattito fondato sul dialogo possano crearsi “condizioni di autonomia per la mente”. Dischiudersi e aprirsi agli altri può diventare un gioco felice che genera motivazione, coinvolgimento emotivo e inserimento consapevole nel gruppo di appartenenza, rompendo le contraddizioni stridenti del nostro tempo dove sono poche le voci e gli spazi per dialogare o forse solo per imparare a dire con le parole di Alda Merini la nostra voglia di aiutare a trovare il senso vero dell’esistenza .
…..Quelle come me cercano un senso
all’esistere e, quando lo trovano,
tentano di insegnarlo a chi sta solo
sopravvivendo. (Alda Merini, Una come me)
Tina Uva Grisolia insieme a Biancamaria, Dora, Francesca, Martina, Michele e Rosanna, Volontari del Servizio Civile Nazionale.

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