Bilanci e prospettive future: un anno di “Mani in Pasta”

SAN CATALDO (CL) – In casa “Mani in Pasta” è tempo di bilanci. Il primo progetto di inserimento lavorativo destinato ai disabili psichici in provincia di Caltanissetta, avviato a settembre 2017, ha tagliato il nastro di un importante traguardo: la conclusione della prima fase di attività.

Dopo il percorso di formazione e sostegno, realizzato dal nostro team di psicologhe della Cooperativa Controluce e dai nostri partner di Trecentossentagradi, il pastificio InSemola ha aperto i battenti e gli utenti hanno preso servizio dopo la fase di apprendimento dell’arte della pasta fresca curata dai nostri tutor.

Tre utenti su cinque hanno deciso di andare avanti nel progetto e al gruppo si è unito un ragazzo nigeriano, ospite dello Sprar “I Girasoli”, che ha deciso di svolgere qui le sue ore di borsa lavoro. Marta Cortese, psicologa e responsabile del progetto cofinanziato da Fondazione Con Il Sud, fa il punto sullo stato dell’arte dei lavori e traccia la prospettiva futura.

Marta, tracciamo un bilancio del progetto nel suo insieme.

Il bilancio è sicuramente positivo. Nel primo step abbiamo inserito i primi cinque utenti. Purtroppo due utenti al momento dell’apertura al pubblico del pastificio non se la sono sentita di proseguire perché chiaramente quel passaggio prevede una visibilità maggiore rispetto al dietro le quinte.

Al momento queste persone sono in stand by. Gli altri tre invece, non solo hanno partecipato attivamente, ma hanno dato un contributo importante con le competenze acquisite in fase di formazione (dall’utilizzo dei macchinari all’organizzazione della cucina).

Questi ragazzi prolungheranno le ore a disposizione proprio alla luce delle competenze acquisite. A Febbraio, invece, ci sarà l’inserimento di quattro nuovi utenti.

Che percorso hanno svolto i ragazzi prima di arrivare dentro le cucine del pastificio?

Il primo mese è stato dedicato alla formazione. L’ingresso al pastificio è stato preceduto da corsi di formazione sull’autoimprenditorialità con l’associazione Trecentosessantagradi (uno dei nostri partner), un corso su tutto quello che riguarda il lavoro al pastificio e diverse visite guidate all’interno dell’azienda agricola delle sorelle Turco e al Forno Santa Rita dove gli utenti hanno appreso tutto sulle varie tipologie di grano e sulla produzione della pasta fresca.

Come psicologa che idea ti sei fatta? Hai riscontrato un cambiamento nei ragazzi?

Sicuramente sì. Abbiamo costruito insieme il loro progetto individualizzato con la responsabile Alessandra Campanella: ognuno di loro ha individuato i propri obiettivi. All’inizio le ambizioni erano molto ridimensionate.

I ragazzi erano preoccupati su quello che potessero riuscire a fare poi, pian piano, confrontandosi nel gruppo economico-relazionale, gestito dalla nostra psicologa con Claudia Giammusso, hanno capito di avere grosse potenzialità. Alcuni di loro adesso hanno superato la paura di interfacciarsi al pubblico cioè i clienti del pastificio.

Sicuramente c’è stata una crescita. Ci tengo comunque a sottolineare che l’obiettivo finale non è necessariamente che questi ragazzi siano inseriti all’interno del pastificio, ma in generale farli sentire competenti e creare spazi nel mondo del lavoro. Creeremo delle reti che consentano loro di mettere a frutto le competenze acquisite.

 

Fare rete è sempre stato un obiettivo del progetto. Come stanno andando le cose con i partner storici e potenziali nuove realtà?

Stiamo lavorando in tandem con i partner. Trecentosessantagradi ci ha aiutato a formare i ragazzi, il Mo.Vi. ci ha aiutato a creare una rete con altre associazioni, il Dipartimento di salute e Mentale e il Comune di San Cataldo hanno seguito tutta l’evoluzione del progetto.

Lo stesso vale per Slow Food; con loro stiamo organizzando dei laboratori del gusto. Poi ci sono nuove reti come lo Sprar “I Girasoli” e non escludiamo di allargarci ad altre realtà che lavorano con i migranti.

Dai primi di dicembre la famiglia di Mani in Pasta ha accolto Stanley ospite dello Sprar “I Girasoli”. Come sta andando con lui?

Stanley si è inserito molto bene all’interno del gruppo.

La presenza di Stanley e il rapporto con l’associazione costituiscono un valore aggiunto al progetto finalizzato a creare reti e a potenziare l’aspetto dell’integrazione in tutte le sue forme.

 

(Roberta Fuschi, responsabile comunicazione del “Progetto Mani in Pasta”)

 

“Mani in Pasta” aggiunge un posto a tavola

SAN CATALDO (CALTANISSETTA) – Novità in casa “Mani in Pasta”. Dai primi giorni del mese di dicembre la nostra famiglia è cresciuta grazie all’arrivo di Stanley, ventenne nigeriano ospite dello Sprar “I Girasoli” che ha deciso di svolgere nel nostro pastificio le sue 300 ore di borsa lavoro.

Tra farina e utensili da cucina, Stanley sta muovendo i primi passi al pastificio insieme ai tutor e ai nostri utenti che, tra un piatto e un altro, gli fanno da cicerone e gli svelano i segreti della cucina.

Un’esperienza importante al centro delle discussioni delle riunioni del gruppo economico-relazionale dove Stanley e i nostri utenti si confrontano costantemente sull’andamento della loro esperienza lavorativa e delle loro aspettative per il futuro.

“Lavorare al pastificio è stato divertente e importante fin dal primo giorno”, racconta Stanley. “I tutor mi seguono passo passo insegnandomi a creare la pasta e non solo. Sto immagazzinando tante informazioni su come si gestisce una cucina e so che queste competenze in futuro mi saranno utilissime”, spiega Stanley.

“E poi i ragazzi che lavorano con me hanno sempre delle idee molto originali che costituiscono il nostro asso nella manica nella realizzazione della pasta”, racconta il nuovo membro della nostra grande famiglia.

(Roberta Fuschi, responsabile comunicazione del “Progetto Mani in Pasta”)

Mani in Pasta, il gruppo si mette “in cammino”

SAN CATALDO (CL) – Desideri, speranze, paure. Sono solo alcuni dei temi emersi dalle prime riunioni del gruppo economico-relazionale, coordinato dalla psicologa Claudia Giammusso. I primi beneficiari del progetto Mani in Pasta, iniziano così a fare gruppo. Gli utenti si sono confrontati intervistandosi a vicenda. “Praticamente è venuto fuori il tema del conoscersi per essere un gruppo coeso che funziona. Attraverso la mia sollecitazione abbiamo pensato a quelli domande potessero essere significative da porsi a vicenda per conoscersi”, racconta Claudia.  Ecco quali domande hanno proposto i ragazzi: Come ti descriveresti con due aggettivi? Quali sono i tuoi hobby? Che cosa ne pensi del lavoro al pastificio? Quali sono i tuoi progetti futuri? Se potessi fare un viaggio dove vorresti andare? Dove ti vedi tra cinque anni?

Il filo conduttore del dibattito è stato il tema del viaggio. Mani in Pasta, in fondo, è un’avventura. “Ho proposto l’idea che probabilmente il gruppo stesse parlando inconsciamente del viaggio che sta facendo con in progetto e da lì ho chiesto cosa metterebbero in valigia”, spiega Claudia. Che cosa stanno mettendo in valigia i nostri ragazzi per affrontare questo viaggio? Fiducia, esperienza, emozioni, ricordi, coraggio e buona volontà. Che il viaggio abbia inizio.

(Roberta Fuschi, responsabile comunicazione del “Progetto Mani in Pasta”) 

 

 

 

 

 

Chi semina bene raccoglie buoni frutti

CALASCIBETTA – Prosegue a gonfie vele il viaggio degli utenti del progetto “Mani in Pasta”. Aprile è stato per loro un mese particolarmente instenso e proficuo come dimostra  la prima giornata di formazione curata dai partner di Slow Food-condotta di Enna. I primi cinque beneficiari del progetto Mani in Pasta hanno infatti trascorso una splendida giornata a Calascibetta nell’azienda agricola Sorelle Turco (Pane di Tumminia). Qui hanno conosciuto Silvia, grande lavoratrice, che insieme alla sorella Gae porta avanti la tradizione di famiglia.

Un viaggio inziato dalla storia fino alla lavorazione dei grani antichi. “Questa prima uscita formativa ci ha permesso di entrare con tutti i sensi nel regno dei grani antichi: un’occasione importante per far amalgamare il gruppo che, tra le altre cose, si è impegnato in una simbolica semina e che comincia a far esperienza di questo nuovo mondo”, racconta la psicologa Marta Cortese, responsabile del progetto Mani in Pasta.  In maniera simbolica e propiziatoria, i ragazzi hanno seminato quattro tipologie di grani: tumminia, bidì, maiorca e preziuso. Il nostro pastificio presto ne ospiterà le spighe. Del resto, chi semina bene…raccoglie buoni frutti!

(Roberta Fuschi, responsabile comunicazione del “Progetto Mani in Pasta”)

Lavoro di squadra e solidarietà: gli ingredienti di “Mani in Pasta”

San Cataldo. Un laboratorio di pasta fresca che nasce nell’entroterra siciliano per dare opportunità lavorative a persone affette da disabilità psichica. Questa è la mission di “Mani in Pasta”, il primo progetto d’inserimento lavorativo per questa tipologia di utenti in provincia di Caltanissetta, promosso dalla Cooperativa Controluce e sostenuto da Fondazione CON IL SUD. Da nove mesi il nostro staff si è gettato anima e corpo per sviluppare un progetto ambizioso, che affonda le sue radici nel lavoro di rete e la partnership tra pubblico e privato. Il Distretto Socio Sanitario 11, il Modulo Dipartimentale di Salute Mentale dell’ASP di Caltanissetta, il Mo.V.I., Slow Food – Condotta di Enna, Trecentosessantagradi A.P.S sono i nodi di questa rete. All’inizio di quest’avventura ci siamo chiesti quali fossero le carenze del nostro territorio, individuando all’interno di una vasta porzione di territorio, (San Cataldo, Serradifalco, Montedoro, Milena, Bonpensiere e Marianopoli), abitata da 38000 persone, una scopertura a livello di servizi socio sanitari causata da politiche di centralizzazione delle strutture nel capoluogo di provincia. Da qui l’idea di mettere al servizio della collettività il patrimonio di esperienze maturato dal team di psicologhe della Cooperativa Controluce nell’accompagnamento dei pazienti affetti da disabilità psichica verso una progressiva autonomia. Sulla scorta dei gruppi appartamento, abbiamo immaginato un progetto che mettesse gli utenti nelle condizioni di apprendere un mestiere e rendersi autonomi attraverso l’ingresso nel mondo del lavoro.

Da qui prende le mosse l’idea di avviare un percorso di formazione e la creazione di un laboratorio di pasta fresca nel quale mettere a frutto le competenze acquisite. Al centro del progetto c’è l’intenzione di consentire agli utenti di tessere rapporti interpersonali e di mettere le famiglie dei beneficiari in relazione tra loro coinvolgendole in tutti gli step progettuali. In attesa che siano conclusi i lavori di ristrutturazione dell’immobile che ospiterà il pastificio sono iniziati i primi colloqui per individuare i beneficiari e stilare con loro il PILI. Un acronimo che indica il progetto d’inserimento lavorativo individualizzato cioè uno strumento che mette al centro i pazienti consentendo loro di tracciare il percorso che intendono intraprendere. Il terzo passaggio del progetto prevede il lancio di un vero e proprio marchio etico: la pasta fresca prodotta in laboratorio sarà così veicolo di valori solidaristici e strumento per promuovere il consumo critico e di rimando il sostegno sociale ai soggetti svantaggiati.

(Roberta Fuschi, responsabile comunicazione del “Progetto Mani in Pasta”)