Un appunto di Sergio Zavoli sugli inganni criminosi a danno degli anziani.

Sergio ZavoliC’è una sofferenza in gran parte sconosciuta perché si rivela nella forma più subdola dell’inganno criminoso ( non di rado persino violento) contro le vittime più solitarie e più deboli, come i pensionati nei giorni in cui riscuotono la loro modica, ma vitale risorsa, sopraffatti da un’arte infame che, nel grande silenzio della società, accresce il danno di dover pagare persino la più umiliante innocenza, cioè le privazioni taciute, colme di pudore. Sta crescendo – grazie a una sempre più sistematica vigilanza dovuta ad esemplari iniziative – l’impegno cui le Forze dell’Ordine dedicano una più organica ed efficace osservanza di un codice, non solo umano e ordinario, per contrastare l’incremento di una cedevolezza di valori e di princìpi che riduce via via gli spazi e i rigori della norma, fondamento e garanzia dell’equità; e gli indebolimenti etici e morali diventano rassegnazioni collettive, anziché porre mano al dover anche noi “fare nuove tutte le cose”, così come si legge nel Salmo, perché la creazione non è mai finita se oggi si parla addirittura di voler scoprire i millenari segreti dell’inconosciuto

anziani soli

Consoliamoci intanto: salvare la dignità dei più colpiti anche nell’ultimo giorno del mese non è un piccolo passo, se ci aiuta a coltivare l’idea civile e interiore secondo cui il poco, a volte, vale e persino supera i più. E dunque occorre screditare l’infausta speranza di chi crede che nessuno va tanto lontano come chi non sa dove sta andando. Perché la comunità è madre, ogni giorno, di tutta se stessa.

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